VITA DI CAMPAGNA
Sono un uomo del passato. Artigiano, figlio di contadini, papà mi ha lasciato in eredità l’amore per i valori semplici ed eterni, la vita di campagna, gli animali, la messa della domenica, il silenzio della notte, il canto dell’uccello che si leva all’alba. Ho vissuto un’infanzia spensierata, scandita dai ritmi della natura e lontano dalla città, fatta di cavalcate nei prati, avventure nei granai, scorribande con gli animali.
Tutto questo si riflette nella mia fotografia. Amo il bianco e nero perché elimina l’inutile, l’orpello, in favore dell’Eterno. Questo mio modestissimo contributo vorrebbe essere un inno alla vita bucolica. Un urlo di dolore da parte di chi è costretto a vivere in città sognando di tornare al mondo agreste. Un rimpianto per i valori perduti. Un atto di nostalgia verso quei fienili che tante gioie mi hanno dato. Un ringraziamento verso tutti gli animali che sono stati miei complici di gioco.
Il bianco e nero come elemento introduttivo. Elimina ogni distrazione, tira fuori le pulsioni primordiali che sono in noi, concentra lo sguardo sulla
forma, sulla materia, sulla tridimensionalità e sulla funzionalità: il nerbo dell’immagine.
Un omaggio all’animale con cui più di tutti ho incrociato i destini nella mia vita. Cercata, inseguita, a volte domata, nei fienili, nei prati, negli angoli bui della fattoria di papà. Quanti ricordi, quante battaglie, quanti corpo a corpo! Urla, morsi, lividi, stridii, il segno della croce di mia madre, le botte con la cinta di mio padre, …
Questa è la vita di campagna: operazioni, semplici, eterne, che mai cambieranno. Gesti millenari che si rinnovano. E’ la sintesi delle immagini precedenti, il compimento dell’introduzione, il loro incontro, la loro compenetrazione.Non se ne ha mai abbastanza.
Giuseppe Deritti
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Stelvio (martedì, 01 ottobre 2013 00:08)
Ottima presentazione e belle foto, mi piace molto il b/n che tiri fuori, l'ultima è uno spettacolo, complimenti!
Giuseppe (Solitario) (martedì, 01 ottobre 2013 00:16)
Grazie davvero Stelvio e' il risultato di anni di pellicola, purtroppo col digitale negli ultimi anni mi riesce sempre piu' difficile tirarlo fuori!
luca questa (martedì, 01 ottobre 2013 00:49)
complimenti....anche a me sono piaciute le foto ma anche le parole hanno avuto un gran impatto....anche se io sono il contrario di te posso comunque capire il senso del tuo testo....un saluto....L
angelo46 (martedì, 01 ottobre 2013 12:41)
come già testimoniato, su MSC, qui riconfermo che la mia gioventù, l'ho passata dove sono nato e cioè "in campagna" dove tuttora vivo. Giuseppe, non conoscendoti, ti ringrazio per aver stimolato dei ricordi, che non posso dimenticare e ogni momento presenti nella mia vita quotidiana. la primavera risvegliava in me la voglia di avere, ma ero troppo povero, per pretendere e allora mi arrangiavo alla meglio/peggio, approfittando delle serate stellate, giocando a nascondino per avere/dare quello che per tutto l'inverno freddo (inverni molto freddi e senza riscaldamento, con una stufa e poca legna) avevo tenuto dentro. la primavera risveglia un po' tutta la campagna e coloro che la vivono. qui mi dicevo, nasce il carattere, e nella difficoltà, tanta buona cattiveria. a scuola finita, le vacanze. vacanze che definire povere è dir poco. per la mancia settimanale, andavo a portare da bere in mezzo ai campi, alle donne che ricurve, lavoravano tutto a mano. dal legare i covoni di frumento alla raccolta delle patate al caricare il carro di fieno al cavare le barbabietole, con il forcone, per poi, con la falcetta togliere le foglie (in veronese detto culetto) per poi caricarle sul carretto che trainato dal cavallo (o mulo) portarle in zuccherificio. lavarsi si andava nei fossi. il bagno non esisteva, ma esisteva il cesso, che quando era pieno, si svuotava per concimare la campagna e quasi tutto a ciel sereno. potrei continuare fino a sera, ma mi fermo. potrei non essere capito. ringrazio per lo spazio concessomi, il solitario per aver acceso in me, tanta nostalgia, che non fa mai male....
ps: foto meravigliose, con un bianconero da favola
maiemy (martedì, 01 ottobre 2013 12:53)
Io ho poco da dire se non che mi ha toccato profondamente.
Bell'articolo.
mandingo (martedì, 01 ottobre 2013 16:40)
Le foto tecnicamente ineccepibili. Ma mi chiedo come tu possa aver immortalato una topa così da vicino.
Resta comunque un articolo un po troppo forte e colorito, con richiami fin troppo espliciti alla sessualità.
Se il tuo modo di fotografare è questo lo rispetto, ma vorrei ti cimentassi in qualcosa di un po piu poetico e meno sessuale.
PS: La scopa è la migliore
Andrea (martedì, 01 ottobre 2013 18:09)
l'equazione "fallo + topa = scopa" è fin troppo chiara...
buone le foto, il messaggio e il trattamento bianconero, ma il poetico testo iniziale a me invocava tutt'altro... che non ho visto negli scatti seguenti.
Lisananda (mercoledì, 02 ottobre 2013 16:08)
"Dovete compatire: si è ragazze di campagna... fuor che funzioni religiose, tridui, novene, lavori dei campi, trebbiature, vendemmie, fustigazioni di servi, incesti, incendi, impiccagioni, invasioni d'eserciti, saccheggi, stupri, pestilenze, noi non s'è visto niente". (I.C.)
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