La vita (fotografica). La fotografia (della vita) - di Emiliano Maiolo

“È tutta una questione di punti di vista,

e spesso la sfortuna non è che il segno

di una falsa interpretazione della vita.”

- Henry de Montherlant

 

Mi sono chiesto spesso quanto la vita di tutti i giorni sia speculare al processo fotografico...

...e, con il tempo, ho consolidato l'idea che non solo sono speculari, ma forse sono la stessa cosa.

Il processo fotografico che porta alla creazione di una fotografia lo possiamo scomporre a grandissime linee in "Punto di vista", "Inquadratura" e "Sviluppo".

Ogni giorno, in ogni momento della giornata, ci troviamo di fronte ad eventi di cui possiamo essere protagonisti o semplici spettatori. E questi eventi li osserviamo da una posizione privilegiata: La nostra. Il nostro punto di vista. Esattamente come quando scattiamo una fotografia, decidiamo una posizione da cui osservare il soggetto ripreso e da li lo guardiamo e lo immortaliamo. Il punto di vista dipende da noi e solo noi lo possiamo rendere banale o superlativo in funzione delle scelte che facciamo.

Scelto il punto di vista, da cui ci poniamo per osservare gli eventi, componiamo l'inquadratura e il fotogramma. Nella vita di tutti i giorni questo si può tradurre come la scelta di tenere dentro o fuori dall'inquadratura parti dell'evento che stiamo osservando o vivendo; ci concentriamo solo su quello che è il nostro interesse, scegliamo di tagliare fuori ciò che non vogliamo vedere o che ci infastidisce, che ci fa male o semplicemente a cui non vogliamo dedicare il nostro tempo di osservazione. Con le stesse regole di lettura della composizione fotografica, le regole auree di bilanciamento e la dinamicità della composizione, rendono l'evento più o meno piacevole, un esempio da osservare(vivere) o addirittura un'opera d'arte. La scelta di lasciare dentro o fuori dal fotogramma determinati elementi non significa escluderli definitivamente, perché' i bordi dell'inquadratura possono comunque raccontare qualcosa all'osservatore, rendendo visibili (nell'immaginazione e nella lettura) quello che è rimasto fuori. Ciò che è fuori, assume a questo punto un potere narrativo ancora più forte di ciò che è contenuto invece nella foto.

Abbiamo scelto da dove osservare.

Abbiamo scelto come e cosa osservare.

Ci rimane da sviluppare la "fotografia" con la post produzione che meglio sposa il nostro desiderio di raccontare e vedere. Trasposto nella quotidianità, questo non è altro che il nostro pensiero o la nostra riflessione sull'evento osservato o vissuto, cui diamo il colore e la nitidezza con cui vogliamo vedere l'accaduto.

 

Il processo della vita e quello della fotografia sono per me identici ma, quando scattano fotografie, molti (e molto spesso), dimenticano quello che accade nella vita di tutti i giorni moncando la loro evoluzione fotografica. La nostra vita non è ferma e non è statica. Il destino e i fatti ci riportano sugli eventi vissuti. Oppure semplicemente gli eventi accadono di nuovo dando l’opportunità di osservarli di nuovo. E in questi momenti, in maniera naturale, non facciamo altro che cambiare il nostro punto di vista, osservare componendo in maniera differente e sviluppando di conseguenza.

 

Lo stesso evento, risultato differente.

Lo stesso soggetto, fotografia differente.

Lo stesso evento, lo stesso soggetto, una emozionalità sempre diversa.

 

Come sempre cliccare sull'immagine per vederla a piena risoluzione

 

 

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Commenti: 2
  • #1

    Andrea (mercoledì, 30 luglio 2014 09:18)

    Cavoli, non ci avevo mai pensato a questo punto di vista... ottimo Emiliano!

  • #2

    maiemy (giovedì, 31 luglio 2014 09:04)

    Grazie mille !
    Uno dei problemi grossi dei nostri giorni e' la quasi totale mancanza di introspezione nelle cose che si fanno, ricercando emulazioni senza senso.