Il "dubbio" in fotografia

Giorni addietro discutevo con amici fotografi circa il "dubbio" che, a mio parere, una buona fotografia deve creare.

"Dubbio" nel senso di dialogo tra fotografia (e chi l'ha prodotta) e il suo fruitore (l'osservatore).

E a tal proposito sono stati portati alcuni esempi, primo tra tutti il famoso scatto di Robert Jackson riportato qui a fianco.

Questo riporta l'istante immediatamente successivo allo sparo da parte di Jack Ruby, ma la fotografia "racconta" propriamente questo?

A mio parere no: questa fotografia altro non fa che "accendere" l'immagine mentale di ciò che è successo ma, se ci fermiamo alla sola percezione retinica, in realtà apre un dialogo col suo osservatore: cosa è successo veramente?

Ed ecco la potenza della fotografia e la potenza del guardare una fotografia: la quantità di storie che si possono aprire.

In realtà la foto non dice ciò che è stato (lo sparo non si vede...non c'è): noi abbiamo una immagine mentale (grazie alla storia...che, come soleva dire il mio professore al Liceo, è una pura sequenza di date e fatti) di ciò che è avvenuto "dopo" e, senza sapere questo dettaglio, la foto crea quel "dubbio" generando un "dialogo" tra fotografia e fruitore.

Ma non è l'unica.

L'altra fotografia che abbiamo portato come spunto di discussione è quella, scattata da un fotoamatore, in Piazza S. Pietro nel 1981 il giorno dell'attentato a Papa Giovanni Paolo II.

C'è chi, giustamente, in parte, dice che la forza di quell'immagine sta proprio nel fatto che, a dispetto di tutte le parole che posso spendere per convincermi del contrario, io, in realta', so cosa e' accaduto dopo, e questo la rende unica. Lo so io, che ho "vissuto" quegli eventi, e lo sapra' un appassionato/studioso del 2150, che guardera' a quella fotografia soprattutto , se non esclusivamente, per quello che e' successo un istante dopo.

Però quando guardi la fotografia in questione non stai "vedendo" la storia...stai solo guardando una fotografia...una fotografia che ti "attiva" un'immagine mentale (dovuta in quel caso all'esperienza...alla storia come dati e date...all'esserci anche se molto giovane) che te la fa "leggere" in senso compiuto...ecco che la fotografia sta continuamente "dialogando" con te...
Tu sai che quella fotografia è vera perchè l'immagine mentale che ti attiva ti riporta ad un'esperienza vissuta: percezione retinica (guardo una fotografia) e immagine mentale (nel caso di questa foto so cosa è accaduto dopo...in un reportage di cui non hai esperienza ti domandi cosa è successo) sono svincolati...se una persona ignara dei fatti del 1981 guarda la foto la prima cosa che vede è il Papa nella folla...poi se analizza vede la mano armata...e a quel punto inizia il "dubbio" e il dialogo tra fotografia e fruitore..."dubbio" che, sempre se ignaro dei fatti del 1981, porterà il fruitore a capire cosa sia successo quel giorno (e solo in quel momento la mano armata diventerà davvero "reale"...prima è solo una fotografia di un Papa molto amato e di una mano armata)

E' questa la potenza della fotografia?

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Commenti: 2
  • #1

    Giulio (Klaus) (mercoledì, 10 agosto 2016 23:41)

    Articolo molto interessante. Effettivamente la visione di una fotografia, senza avere nozioni sulla stessa, porta al dialogo tra la foto stessa e chi la osserva. Tutto questo da spazio a molteplici sviluppi di altrettante storie.
    Si. E' questa la potenza della fotografia. E, forse, non solo questa...

  • #2

    Massimiliano (giovedì, 11 agosto 2016 11:29)

    Ciao Giulio, il problema è che la "bulimica" offerta fotografica odierna sostanzialmente non ti permette più di dialogare con le stesse...perchè impossibile "ascoltarle" tutte...
    Inoltre per troppi "parlare di fotografia" è uguale a "parlare di apparecchi fotografici" e la cosa davvero non sta in piedi
    Grazie del passaggio